Castro dei Volsci
Il territorio di Castro dei Volsci fu abitato fin dall’antichità. In epoca preromana la zona fu interessata dall’espansione dei Volsci, che abitavano buona parte della Valle del Sacco ed avevano il loro insediamento megalitico sul monte Nero.
Con la conquista romana del territorio l’abitato si stabilì nella fertile zona a valle lungo il fiume Trero (Sacco) mentre dei presidi militari, detti Castrum, vennero sistemati sul monte Nero e sul colle di Castro, a controllo del passo di Lautulae (Quercia del Monaco) che collegava l’entroterra alla zona costiera. Dal nome di questi insediamenti militari trae probabilmente il nome la cittadina.
L’insediamento a valle venne progressivamente abbandonato a partire dal IX secolo quando la comunità cominciò a spostarsi sul colle, nei pressi di un monastero Benedettino originario del VI secolo.
Dall’XI all’inizio del XIX secolo le vicende di Castro sono legate a quelle delle varie famiglie a cui fu affidata come castellania. Nonostante questo, per la sua strategica posizione a cavallo tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli rimase sempre patrimonio appartenente alla Chiesa, riconosciuta come rocca dalle particolari funzioni strategiche dello Stato Pontificio e “munitiones” dei Papi che ne tenevano il controllo tramite fidati castellani.
La prima menzione di Castro si ha in una Bolla Papale di Gregorio VII del 1081, nella quale ne conferma la giurisdizione al Vescovo di Veroli.
Nel 1157 è testimoniato il più antico castellano a cui è appartenuto Castro: il balivo Gregorio, fiduciario dell’amministrazione papale a governo della castellania della Chiesa.
Castro viene citata spesso sugli Annales Ceccanenses, cronache della famiglia dei conti de Ceccano, tra le più importanti famiglie del Lazio Meridionale. Negli annali compare nel 1151 in occasione del passaggio di Papa Eugenio, nel 1165 quando subì i saccheggi e le distruzioni delle truppe di Federico Barbarossa.
Nel 1186 il balivo Lauterio, nipote di Papa Urbano III, alla morte del Pontefice affida le castellanie di Castro e Lariano a Giordano de Ceccano, abate di Fossanova, che le tiene fino all’elezione di Papa Clemente III.
Dalla seconda metà del secolo XIII i pontefici conferiscono la castellania a vari personaggi di rilievo dell’amministrazione papale.
Dal 1409 Castro fu feudo dei Colonna e vi restò, nelle alterne vicende (confische papali, invasione francese) fino al 1816, quando la stessa famiglia rinunciò ai diritti feudali. Il nome attuale risale proprio al 1816, quando Filippo Colonna III rinunciò alla sua giurisdizione sul fondo, prima era Castrum Castri o Castrum S. Petri.
Il territorio di Castro è stato caratterizzato per tutto l’Ottocento dalle vicende legate al brigantaggio. Essendo al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, con le sue montagne e i suoi boschi estesi, il territorio veniva sfruttato non solo dai comuni briganti ma anche dai “patrioti”, soldati napoletani sbandati che speravano, dopo aver trovato asilo, di poter riprendere le loro imprese. Celebre fu la figura del brigante castrese Matteo Solli, nipote del prelato più potente della comunità, fuggito spesso dalle carceri ed ucciso nel 1820.
Nel 1921 nasce a Castro dei Volsci il celebre attore, regista e cantante Nino Manfredi.
Negli anni Quaranta del Novecento il paese venne a trovarsi nel vortice della Seconda Guerra mondiale in quanto prossimo al fronte di Cassino. A partire dal 1944 ci furono gli episodi di violenza tristemente conosciuti come “marocchinate”, saccheggi e soprusi verso la popolazione inerme perpetrate dalle truppe coloniali francesi.
Negli anni Settanta del Novecento il Ministero della Pubblica Istruzione ha riconosciuto il territorio di Castro dei Volsci “zona di notevole interesse pubblico” in quanto possiede numerose postazioni pubbliche di belvedere dall’eccezionale importanza panoramica e il centro storico con un notevole valore estetico tradizionale.
Dal 2016 Castro è stato inserito nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”.
Il municipio di Castro dei Volsci possiede un piccolo codice su pergamena in eleganti caratteri del XVI secolo, del primo statuto della cittadina. E’ un manoscritto unitario in latino con le indicazioni “Statuto” e “Castro” riportate sul fronte.
In esso si ricorda il peccato originale e la conseguente abitualità del peccato, per poi dedurne quanto le leggi, e quindi lo statuto, siano indispensabili alla convivenza umana.
Domina il centro e tutta la vallata ciò che resta dell’imprendibile rocca di San Pietro, oggi terrazza panoramica con il monumento alla Mamma ciociara, in memoria delle donne che soffrirono le violenze delle truppe coloniali francesi. Nei pressi la Chiesa di Sant’Oliva, ricca di opere d’arte pregevoli e con le reliquie della Santa Patrona. Nella bella torre dell’orologio è conservata una ricca raccolta fotografica su Nino Manfredi, figlio illustre di Castro dei Volsci. Appena fuori dalla città vecchia si trova la Chiesa di San Nicola, chiesa romanica di origini molto antiche, ricca di affreschi medievali.
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