Paesaggio

Paesaggio

Il territorio della valle dell’Amaseno è costituito prevalentemente dal “Sistema del paesaggio naturale[1] e da quello definito del “Paesaggio naturale di continuità[2]. Questi due ambiti di paesaggio sono diffusi in maniera omogenea nella media e alta valle, nella piana di Amaseno e nell’area dove era situata la Selva di Fossanova, il cui patrimonio boschivo è stato quasi completamente distrutto dal disboscamento promosso nell’ambito dei lavori idraulici della Bonifica Integrale degli anni Trenta del Novecento e di cui oggi è possibile ritrovare tracce dell’antico paesaggio forestale del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Bosco di Polverino” (IT 6040004).

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Parallelamente all’alto corso del fiume Amaseno è possibile identificare un vasto territorio, caratterizzato da comprensori a naturale vocazione agricola, che conservano caratteri specifici del paesaggio agrario tradizionale. Tali aree sono definite dal Piano Territoriale Paesistico Regionale nell’ambito del sistema del “Paesaggio agrario di rilevante valore”. In questa porzione della valle è possibile individuare territori di produzione agricola estensiva e aree di colture specializzate. Il paesaggio agrario di rilevante valore costeggia il corso d’acqua, spingendosi fino alle pendici dei centri storici di Priverno, Prossedi, Giuliano di Roma, Villa Santo Stefano, per poi progredire verso la pianura che si estende dal centro di Amaseno. La valle fluviale, in alcuni ambiti specifici raccordati ai territori agricoli di rilevante valore, è contraddistinta da vaste aree agricolo-produttive (colture permanenti e grandi estensioni di seminativi) caratterizzate da elevata qualità paesistica.
Nella piana di Sonnino e in quella di Priverno e di Amaseno si estendono diversi territori ad uso agricolo definiti “Paesaggi agrari di continuità”, caratterizzati da una rilevante funzione connettiva di conservazione della continuità del sistema del paesaggio agrario.
Tutti i comuni che costituiscono la valle dell’Amaseno rientrano nella categoria del “Paesaggio dei centri e nuclei storici[3] e intorno ad essi è stata istituita una fascia di rispetto di 200 metri, volta a garantire la tutela della loro identità culturale. Si tratta di insediamenti storici costituiti da organismi urbani di antica formazione che hanno dato origine alle strutture urbane contemporanee.

L’area del borgo di Fossanova, ricca di testimonianze storico-archeologiche di rilevante valore che hanno profondamente inciso sul processo di territorializzazione e di definizione della struttura urbana, è delimitata dal “Paesaggio dell’insediamento diffuso”, mentre il Sito di Importanza Comunitaria  Bosco di Polverino, contraddistinto da lembi forestali di vegetazione boschiva di particolare valenza naturalistica, rientra nella categoria “Parchi, ville e giardini storici”.
La bassa valle dell’Amaseno è contraddistinta dalla diffusa presenza del “Paesaggio degli insediamenti in evoluzione”, categoria che identifica tutte le aree parzialmente edificate e in via di trasformazione urbana. Si tratta di territori a vocazione agricola e che, in seguito alle sistemazioni idrauliche del corso del fiume e dei terreni circostanti, hanno convertito la loro destinazione d’uso e sono stati inglobati nei tessuti urbani contemporanei. Questo fenomeno ha interessato con tempi e modalità diverse tutti i comuni vallivi, ma si è concentrato in particolare nell’area periferica di Priverno, situata a ovest verso la piana pontina e a ridosso del Bosco di Polverino, incidendo negativamente sulla biodiversità dell’area protetta.
I TERRAZZAMENTI
La presenza di immensi oliveti secolari, favoriti dai terreni calcarei e dal clima temperato e coltivati dalla tenacia dell’uomo con terrazzamenti a secco e gradinate costituite da piccoli ripiani orizzontali sostenuti da muretti localmente denominati “macère”, domina le catene dei monti Lepini e Ausoni, dando al paesaggio un aspetto geometrico e ordinato.
Sedimenti materiali localizzati, gli oliveti possono essere definiti dei middle landscape, in quanto territori di raccordo e connessione tra lo spazio antropico e lo spazio naturale, grazie alla loro elevata valenza ecologica e produttiva (SCARAMELLINI, 2005).

I paesaggi terrazzati entrano così a far parte del complesso patrimonio degli iconemi che contraddistinguono il territorio della Valle. Essi rappresentano una preziosa fonte che ci consente di acquisire informazioni sulla forma del territorio, sui suoi contenuti funzionali e sulle modalità con cui le comunità locali hanno pianificato lo spazio in cui vivono.
Questa pratica modella diffusamente i pendii collinari della Valle fin dall’epoca preistorica rappresenta un’opera di “rimorfologizzazione” del territorio da parte dell’uomo, con lo scopo di attenuare le pendenze dei massicci calcarei, ridurre l’azione erosiva delle acque meteoriche e ricavare quindi nuovi spazi per la coltivazione.
L’olivicoltura era una pratica agricola molto diffusa in tutta la Valle, in particolare nei terreni di media collina, ad una quota che oscillava tra i 150 e i 500 m di altitudine; tuttavia era possibile ritrovare piante di olivo anche all’interno degli orti.
Per tutelare i territori ricoperti da oliveti una serie di norme e vincoli vietavano l’attività di pascolo tra le piante di olivo, a una distanza di circa 100 metri, e per tutta la durata del frutto pendente, con pene sancite dalla polizia rurale per i contravventori e gravi sanzioni per chiunque arrecasse danni agli oliveti.
Dall’editto emanato dal principe Gabrielli nel 1804 sappiamo che nel territorio di Roccasecca dei Volsci gli olivi erano la coltura più redditizia. Severe norme venivano messe in atto per preservare questa coltivazione spesso danneggiata dal bestiame. Il principe affermava infatti che:
«…la felicità degli Abitanti della Nostra Terra di Roccasecca rimane unicamente affidata al prodotto degli Ulivi, fondamento principale del loro sostentamento ed ai seminati del ristretto campo di Agricoltura […] la maggior parte degli oliveti viene tuttogiorno impunemente danneggiata da ogni spesie di bestiame ed anche impunemente e maliziosamente dagli stessi individui che hanno minorata col taglio la piantagione di detti ulivi e francamente introducono nei loro seminati i domi aratorj sotto pretesto di così detta marinatura con danno notabile dei poveri lavoratori, per troncare siffatti abusi […] ordiniamo e comandiamo a tutte e singole persone di Roccasecca […] non abbiano ardire d’introdurre o far introdurre dentro la Terra suddetta veruna quantità di legna o frasche di olivi, ancorché tagliate nei propri oliveti» (ASR, Buon Governo, serie IV, busta 644, Prossedi, 1804).
I terrazzamenti di olivi nei pressi dell’abitato di Sonnino costituiscono un patrimonio degno di attenta tutela e valorizzazione. Risalenti all’epoca medievale, testimoniano la tenacia dei monaci dell’Abbazia di Fossanova, che, nell’ambito di un più ampio progetto di rivalorizzazione del territorio, dopo aver bonificato l’area paludosa circostante, decisero di piantare esemplari di olivo in luoghi naturalmente impervi e apparentemente impraticabili, dando al paesaggio un imprinting ben definito che ancora oggi è possibile rintracciare e ammirare.
Un prestigioso riconoscimento è stato invece attribuito nel febbraio 2017 al paesaggio terrazzato di Vallecorsa nell’alta Valle dell’Amaseno. Gli Oliveti Terrazzati di Vallecorsa, nelle pendici sud-occidentali dei monti Ausoni, sono stati, infatti, inseriti nel Registro Nazionale dei PaesaggiRurali d’interesse storico. La menzione di iscrizione ricorda che “costituiscono un paesaggio rurale di interesse storico tra i più significativi nel panorama dell’olivicoltura nazionale, la cui presenza è attestata dagli Statuti concessi dalla famiglia Caetani nel 1327 e rimasti in vigore nei secoli successivi”.
Questa caratteristica coltura, di cui si è ritrovata traccia nella toponomastica e nelle rappresentazioni cartografiche storiche, ha subito un lieve decremento nel primo decennio degli anni Duemila.

Distribuzione della coltivazione dell’olivo nella valle dell’Amaseno. Fonte dei dati, CLC, ISPRA, 2012. Base cartografica, IGM, scala 1:25.000. Elaborazione Sara Carallo
[1] Secondo il PTPR il paesaggio naturale è “costituito dalle porzioni di territorio caratterizzate dal maggiore valore di naturalità per la presenza dei beni di interesse naturalistico nonché di specificità geomorfologiche e vegetazionali anche se interessati dal modo d’uso agricolo. Tale paesaggio comprende principalmente le aree nelle quali i beni conservano il carattere naturale o seminaturale in condizione di sostanziale integrità” (PTPR, 2007, pag. 33).
[2] Identificato in tutti quei territori collocati internamente alle aree dei paesaggi naturali che evidenziano un elevato valore di naturalità e seminaturalità.
[3] A questa categoria fanno riferimento gli insediamenti urbani storici di antica formazione che hanno dato origine alle città contemporanee e che hanno mantenuto la riconoscibilità delle tradizioni e dei processi che hanno presieduto alla loro formazione; essi sono costituiti dal patrimonio edilizio, dalla rete viaria e dagli spazi inedificati. Sono comprese anche aree situate fuori dalla struttura urbana, come nel caso dell’antica città di Privernum, che costituiscono elementi riconoscibili dell’organizzazione storica del territorio.

 

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