Monumenti [Amaseno]

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PIAZZA XI FEBBRAIO

Il salotto della città, si trova poco fuori le mura ed è dominato dal maestoso profilo laterale della Collegiata di Santa Maria.
Nell’estremità inferiore vi si trova il Monumento ai Caduti, di forma triangolare, realizzato dall’Ingegner Giuseppe Romita e inaugurato durante il ventennio fascista.
Sul lato sinistro della piazza, lungo Viale Umberto I, si trova il Palazzo del Comune. Recentemente restaurato, un tempo fu la caserma dei gendarmi inviati a San Lorenzo per combattere il fenomeno del brigantaggio.
Sul lato destro della piazza, dopo una breve salita si trova Porta Santa Maria, accesso al borgo medievale nonché una delle porte urbane rimaste.

CASTELLO FEUDALE

Sorge sul punto più alto dell’abitato a dominio della vallata e delle montagne circostanti, antico confine naturale tra Stato Pontificio ed il Regno di Napoli.
Realizzato forse attorno al IX secolo, venne fortificato nel XIII secolo per volere di Landolfo II de Ceccano che fece riadattare la facciata e costruire un torrione a più piani (mastio), l’abitazione del signore del castello. Confiscato ai de Ceccano da Bonifacio VIII per un breve periodo (fine secolo XIII) ritornò di loro proprietà fino al 1350, anno in cui passò ai Caetani.
Dopo meno di un secolo venne confiscato da Martino V e donato a Giovanna II di Napoli, che vi alloggiò per breve tempo. Sulla sua permanenza si sono sviluppate le leggende più disparate, come quella che la Regina dopo aver trascorso il tempo in compagnia di giovani locali misteriosamente li faceva scomparire nei cunicoli del castello.
In seguito la nobildonna donò San Lorenzo con altri feudi ai Colonna. L’azione generò una feroce disputa tra i Caetani e i Colonna, l’Ambasciatore spagnolo a Roma s’impossessò pro tempore dei feudi e la fortezza divenne Regio Deposito Spagnolo fino al 1591. Nei secoli a venire i Colonna divennero padroni del feudo ma il castello venne poi venduto ed abitato dalla popolazione, che nel corso dei secoli ha snaturato l’aspetto originario.
L’edificio attualmente ha cinque livelli. Al pianterreno si trovano due grandi arcate a sesto acuto, una caratteristica pavimentazione a ciottolato medievale e l’imponente scalone in pietra (XIII secolo) che permette l’accesso ai livelli superiori.
Nelle sale del terzo piano è allestito il Museo Civico e Diocesano dove sono esposte pregevoli opere, come la cinquecentesca tela con San Lorenzo e San Tommaso Veringerio che proteggono la cittadina, Il trittico ligneo bizantino (XIII secolo) con una Madonna in Trono tra San Nicola e Sant’Ambrogio (quest’ultimo scomparso negli anni Settanta del Novecento), una croce astile (XIII secolo), la Statua dell’Annunziata (Vergine in Trono con Bambino del secolo XIII), il Cristo deposto (XII-XIII secolo), le pergamene con l’atto di consacrazione della Collegiata (1177), la Madonna del Perpetuo Soccorso (XIII secolo) ed il busto in argento con il cranio di San Tommaso Veringerio, monaco francese morto in zona.

PORTALI E VICOLI DEL CENTRO STORICO

I vicoletti della città vecchia sono caratterizzati da numerosi portali, austeri testimoni della vita trascorsa nel borgo. Numerosi portali conservano scolpita l’incisione cristiana JHS, Jesus hominis salvator, a testimonianza che anticamente quegli edifici appartenevano alla Chiesa. All’inizio di via Nazionale, nei pressi della Collegiata, spicca un grande portale a tutto sesto, originariamente una bottega medievale. Imponenti i portali a tutto sesto di via reale, quello di via del Genio (dominato da una grande faccia scolpita nella chiave di volta) e quello situato in via del Castello con una testolina scolpita.
Numerosi i portali a sesto acuto, I più belli sono situati in via dell’Indipendenza, in via bivia ed in via del Castello.

VILLA BENEDETTI-PANICI

La villa, un tempo fienile, è situata fuori dalle mura del paese e a pochi passi dal Castello. Nel corso dell’ultimo secolo è stata lentamente trasformata in villa signorile con giardino annesso, utilizzata per eventi e manifestazioni culturali.

PONTE S. ANEGLIO

Un importante reperto archeologico risalente all’epoca romana (343-269 a.C.) situato in aperta campagna (località Selvina) è il Ponte di Sant’Anello che diversi storici attribuiscono al complesso architettonico dell’acquedotto di Terracina. Il ponte è costituito da un arco a tutto sesto con frangi acqua che poggia sulla roccia viva  e rappresentava il principale asse viario di collegamento usato dai monaci cistercensi con le abbazie di Fossanova e Valviscioli e permetteva inoltre di raggiungere facilmente la valle del Sacco attraversando un’antico tracciato che passava per l’abitato di San Lorenzo.
Il toponimo deriva probabilmente da Sant’Aniello o Sant’Agnello per la presenza di un’edicola sacra con un affresco ritraente il santo, abate benedettino nato nel 535 d.C. e morto nel 596 d.C.; a Guarcino è ancora presente l’eremo di Sant’Agnello e il monastero di San Luca. Da questi due monasteri benedettini sui monti Ernici partivano i pastori con le greggi per recarsi ai pascoli di Fondi durante la stagione invernale. Si ipotizza anche che il toponimo rimandi alla sua struttura di ponte ad anello, caratteristica dei ponti costruiti dai romani.

Foto di Sara Carallo
Foto di Sara Carallo
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